“Crema dell’arte, della cultura e del pensiero”

Ludovico Sforza Benvenuti

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Il “Salotto delle Idee” tra passato e presente

Dimora nobiliare e luogo di riunione per artisti e letterati, Palazzo Zurla De Poli è un capolavoro del Rinascimento lombardo che nei secoli è stato luogo privilegiato di ricevimenti, incontri mondani e scambi culturali.
Oggi il Palazzo, a seguito di un’importante opera di restauro, riapre al pubblico sotto una nuova veste, restituendo alla città di Crema e ai suoi abitanti le meraviglie custodite in questo tesoro ritrovato.

Incastonata nel cuore della Lombardia, la dimora si inserisce in un tessuto urbano che intreccia arte e tradizione, e i cui valori ritrovano nel contesto unico del Palazzo il riverbero di un rinnovato dialogo tra passato e presente.
Palazzo Zurla De Poli torna ad accogliere tutti coloro che si mettono sulle tracce di questi antichi splendori, aprendo le proprie sale alla scoperta di ambienti raffinati e di storie che rendono la residenza un luogo dell’anima.

Dimora nobiliare e luogo di riunione per artisti e letterati, Palazzo Zurla De Poli è un capolavoro del Rinascimento lombardo che nei secoli è stato luogo privilegiato di ricevimenti, incontri mondani e scambi culturali.
Oggi il Palazzo, a seguito di un’importante opera di restauro, riapre al pubblico sotto una nuova veste, restituendo alla città di Crema e ai suoi abitanti le meraviglie custodite in questo tesoro ritrovato.

Incastonata nel cuore della Lombardia, la dimora si inserisce in un tessuto urbano che intreccia arte e tradizione, e i cui valori ritrovano nel contesto unico del Palazzo il riverbero di un rinnovato dialogo tra passato e presente.
Palazzo Zurla De Poli torna ad accogliere tutti coloro che si mettono sulle tracce di questi antichi splendori, aprendo le proprie sale alla scoperta di ambienti raffinati e di storie che rendono la residenza un luogo dell’anima.

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Il Rinascimento
a Crema

Il Rinascimento cremasco mostra sin da subito stretti collegamenti con il florido periodo vissuto a Milano a partire dagli anni Ottanta del Quattrocento, connotati dalle lezioni di Donato Bramante e Leonardo da Vinci.
A Crema si trovano infatti il Santuario di Santa Maria della Croce (1490), un vero gioiello di impronta bramantesca, e una delle prime derivazioni dall’Ultima Cena di Leonardo, realizzata nel 1507 da Giovan Pietro da Cemmo nel refettorio del convento di Sant’Agostino.
Il Cinquecento cremasco è connotato da una forte adesione alla pittura lombarda, rappresentata da numerose botteghe e da quella di Vincenzo Civerchio, maestro di tradizione foppesca che ha dominato il panorama locale fino agli anni Quaranta.
Importante, anche se intermittente, è stato l’influsso della pittura veneta, incentivato da Venezia sin dal 1501, quando viene inviato a Crema Benedetto Diana, autore della magnifica pala dell’Assunta in Santa Maria della Croce.
In questo contesto dominato dalle tradizioni lombarda e veneta si inseriscono anche altre vie, come quella romana e genovese, portate a Crema principalmente dalla figura di Aurelio Buso de Capradossi, formatosi a Roma negli anni Venti probabilmente con Polidoro da Caravaggio, sulla tradizione della pittura raffaellesca.
Le sale decorate di Palazzo Zurla De Poli rappresentano appieno questo filone artistico, venendo a costituirsi come un unicum nel panorama locale per livello qualitativo e conservazione.

Gabriele Cavallini

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Il Rinascimento a Crema

Il Rinascimento cremasco mostra sin da subito stretti collegamenti con il florido periodo vissuto a Milano a partire dagli anni Ottanta del Quattrocento, connotati dalle lezioni di Donato Bramante e Leonardo da Vinci.
A Crema si trovano infatti il Santuario di Santa Maria della Croce (1490), un vero gioiello di impronta bramantesca, e una delle prime derivazioni dall’Ultima Cena di Leonardo, realizzata nel 1507 da Giovan Pietro da Cemmo nel refettorio del convento di Sant’Agostino.
Il Cinquecento cremasco è connotato da una forte adesione alla pittura lombarda, rappresentata da numerose botteghe e da quella di Vincenzo Civerchio, maestro di tradizione foppesca che ha dominato il panorama locale fino agli anni Quaranta.
Importante, anche se intermittente, è stato l’influsso della pittura veneta, incentivato da Venezia sin dal 1501, quando viene inviato a Crema Benedetto Diana, autore della magnifica pala dell’Assunta in Santa Maria della Croce.
In questo contesto dominato dalle tradizioni lombarda e veneta si inseriscono anche altre vie, come quella romana e genovese, portate a Crema principalmente dalla figura di Aurelio Buso de Capradossi, formatosi a Roma negli anni Venti probabilmente con Polidoro da Caravaggio, sulla tradizione della pittura raffaellesca.
Le sale decorate di Palazzo Zurla De Poli rappresentano appieno questo filone artistico, venendo a costituirsi come un unicum nel panorama locale per livello qualitativo e conservazione.

Gabriele Cavallini

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Amore e Psiche

Il mito di Amore e Psiche decora l’elegante Salone d’Onore, l’ambiente più sontuoso del Palazzo. Tratto dalle Metamorfosi di Apuleio, il ciclo di affreschi narra la storia dei due celebri innamorati: Psiche, bella fanciulla mortale, e il dio Amore, conosciuto anche come Cupido, la cui felicità è ostacolata da prove e divieti imposti dalla madre di lui, la dea Venere.
Nella disperata ricerca di Amore, Psiche, fanciulla di straordinaria bellezza, affronta le ire di Venere per ricongiungersi all’amato e ottenere l’immortalità. La scelta di rappresentare il celebre mito potrebbe riferirsi a un evento significativo per la famiglia Zurla: il matrimonio tra Lucrezia Marchi e Giulio Zurla, officiato nella dimora nel 1558.

Scopri la storia di Amore e Psiche ››

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Amore e Psiche

Il mito di Amore e Psiche decora l’elegante Salone d’Onore, l’ambiente più sontuoso del Palazzo. Tratto dalle Metamorfosi di Apuleio, il ciclo di affreschi narra la storia dei due celebri innamorati: Psiche, bella fanciulla mortale, e il dio Amore, conosciuto anche come Cupido, la cui felicità è ostacolata da prove e divieti imposti dalla madre di lui, la dea Venere.
Nella disperata ricerca di Amore, Psiche, fanciulla di straordinaria bellezza, affronta le ire di Venere per ricongiungersi all’amato e ottenere l’immortalità. La scelta di rappresentare il celebre mito potrebbe riferirsi a un evento significativo per la famiglia Zurla: il matrimonio tra Lucrezia Marchi e Giulio Zurla, officiato nella dimora nel 1558.

Scopri la storia di Amore e Psiche ››

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“La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie”

Italo Calvino

Dove siamo

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